C’ ho un sacco di cose da dire, ma preferisco scriverle (ovvero come ti presento OverCom)

C' ho un sacco di cose da dire, ma preferisco scriverle (ovvero come ti presento OverCom)

C’ ho un sacco di cose da dire, ma preferisco scriverle. L’ ho appena dichiarato sul mio profilo Twitter, perché così è. Perfino quando andai via di casa la prima volta, anziché dire a mio padre che andavo via per questo e per quest’ altro motivo, gli scrissi un bel biglietto in stile “un po’ vigliacca, lo so, eppure lo scrivo meglio di come lo dico“. Che era vero, e lo è ancora.
Dopo quel bigliettino là, ne ho scritte un bel po’. Tra diari, lettere, sms, progetti, esami, post, post-it email, chat, graffiti e altre storie, sono arrivata a scrivere le pagine di interi siti web. E tweet, profili, frasi su Facebook, commenti, liste della spesa, liste di cose da comprare al pupo. Eh, si cresce, sì.
Però tra una parola e l’altra c’ ho sempre avuto un tic. Un fastidioso tic che mi diceva “ma tu devi fare questa cosa qui, mettitici d’impegno, ce la puoi fare“. Fastidioso proprio. Come le mosche d’inverno (ma com’è che non muoiono?).
Che poi si sa, una cosa tira l’altra.
E allora prima un tic, poi l’altro, e poi non ci dormi la notte e ti giri e ti rigiri. Fin quando all’improvviso non senti un rumore. Bello però. Non un rumore fastidioso, come quello che fanno le unghie sulla lavagna o i giocattoli di tuo figlio che cadono dal seggiolone ogni 30 secondi, no. Un rumore come quello che fa il postino quando lascia qualcosa nella cassetta delle lettere. A Londra la maggior parte delle case ha il buco delle lettere nella porta d’ingresso. Mentre sei nel bagno senti “tunf”, corri a vedere ed eccola lì, la risposta.
Ecco, quel rumore lì.
Insomma, a furia di scrivere qualcosa di buono è venuto fuori. Si chiama OverCom, e dentro ci stanno comunicazione, scrittura e web.
 
P.S. no, con i bigliettini non ho smesso. Se ti serve un “post-it” come si deve, scrivimi
 
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