9 Gennaio 2013
Curare i contenuti, gestire le fonti: l'approccio
In questo articolo parlo di selezione e cura dei contenuti, argomento a cui dedicherò un modulo del mio corso di scrittura sul web. Il tema è ormai di grande attualità per chi lavora in rete tanto che ha preso forma una competenza specifica, quella della content curation (ma preferirò chiamarla in italiano), che tuttavia non è appannaggio di una singola figura professionale bensì fa parte del bagaglio di chiunque produca e gestisca informazioni.
Curare i contenuti significa selezionare contenuti già esistenti su un determinato tema, contestualizzarli e presentarli al proprio pubblico. Sul web sono nati strumenti specifici per assolvere a questo compito (ad esempio Storify o Scoop.it), ma in genere ogni social media, usato professionalmente, svolge anche questo compito, oltre a quello relazionale.
Twitter, ad esempio, è uno strumento molto sfruttato a questo scopo, ma anche condividere un link su Facebook richiede di contestualizzarlo e di spiegare perché vale la pena leggerlo: questa capacità non è solo necessaria quando gestiamo contenuti di altri, ma anche i nostri, che spesso dobbiamo introdurre a pubblici diversi (ad esempio, gruppi di discussione) oppure a destinatari singoli.
Vediamo però a quale esigenza generale la cura dei contenuti deve rispondere e perché, in realtà, questa attività riguarda la gestione delle fonti e delle informazioni ed è perciò un’abilità del processo di scrittura in generale.
Mediare le informazioni
Da molto tempo ormai, la gran parte di ciò che sappiamo o crediamo di sapere è qualcosa che ci viene raccontato. A nostra volta lo raccontiamo. Siamo mammiferi, che apprendono tramite l’esperienza e l’addestramento, siamo alfabetizzati, e quindi possiamo estendere la nostra esperienza mediata oltre la nostra comunità e la nostra epoca; e ora siamo anche connessi a una rete mondiale senza più un nodo che si possa chiamare centro in senso assoluto.
Visto dunque che riceviamo quantità di informazioni e di stimoli enormemente superiori alle nostre capacità di metabolizzarli, è naturale avvertire la necessità di individuare dei canali che le filtrino e le sintetizzino, che diano loro un taglio pertinente al nostro profilo (altro è poi la dissonanza cognitiva e il pregiudizio di conferma, ma di questo ho parlato altrove).
Rivolgersi a una fonte fidata ci permette di allargare il campo della nostra conoscenza estendendo per proprietà transitiva la credibilità del mediatore a ciò che ci tramanda. “L’ho letto sul Financial Times” implica la premessa che il Financial Times sia credibile, e di conseguenza che lo sia anche ciò che tramanda. Esistono degli effetti collaterali, in ciò, amplificati anche alla moltiplicazione delle fonti sul web e dalla stratificazione della loro filiera, di cui ho parlato più volte nel mio blog Farsi Leggere. Tuttavia, qui ci interessa definire qual è la responsabilità di chi cura i contenuti e la competenza che gli viene richiesta.
Chi cura le informazioni deve infatti saper scegliere le materie prime, cioè le fonti, e saperle lavorare in modo corretto, il che non è scontato. Si tratta di due competenza inscindibili, e che riguardano non solo chi deve curare e presentare contenuti di altri, ma anche chi deve scrivere contenuti ‘originali’. Vediamo perché.
Tutto è riscrivere, riformulare
Scrivere – e in genere comunicare – è soprattutto ri-scrivere e ri-formulare. Dire le stesse cose a qualcun altro, in un altro momento, in un altro luogo e, per tutti questi fattori, allo stesso tempo dire qualcos’altro.
Prima di Dante, nel Medioevo e ancora prima nell’antichità, ci furono diversi poemi in versi che narrarono di viaggi ultramondani (e del resto la pletora di fonti da cui attinse era, per l’epoca, quasi universale). Anche Goethe non fu il primo a narrare la storia di Faust e dell’Amleto vi sono tracce che risalgono a ritroso nella notte dei tempi. Coppola ri-narrò Cuore di tenebra nella jungla del Vietnam.
Plagi? No, perché ne è nato qualcosa di nuovo, che va oltre le premesse adattandosi a un contesto nuovo. Questa è la differenza fondamentale tra ciò che in letteratura distingue un autore – nel vero senso della parola – da un epigono, cioè qualcuno che, secondo il Treccani ripete “in maniera superficiale, e senza elaborazione autonoma, le idee o i modi di un predecessore importante.”
Nel web
Ho appena usato degli esempi comunemente rubricati sotto la voce ‘creativa’, mentre nel web la produzione di contenuti è in gran parte di tipo funzionale: trasferiscono informazioni, notizie, persuadono e intrattengono con indole piuttosto artigianale che artistica. L’attenzione è sul cosa e il come è al suo servizio. Dal punto di vista delle funzioni di Jackobson, l’accento è più su quella fàtica (stabilire un contatto) e quella referenziale (parlare di qualcosa) che su quella poetica o estetica. Questa è una prima variante. Ma ciò non cambia il principio generale che muove la cura dei contenuti: in ogni caso, produciamo un contenuto a tutti gli effetti nuovo che deve rispondere alle esigenze di un nuovo destinatario e di un nuovo contesto.
La seconda variante è che più spesso i contenuti sul web rischiano di risultare epigoni o copia-incolla non di predecessori importanti, ma di altrettanti epigoni senza nome, che per qualche ragione algoritmica o per le proprietà virali la massima diffusione generando innumerevoli repliche o diffondendo un modello di comunicazione o contenuti che spesso non vengono valutati.
Il rischio non è tanto la mancanza di originalità, bensì a) di veicolare informazioni errate (vedi il fenomeno delle fake news che ‘contagiano’ anche le testate giornalistiche); b) di farlo non nel modo migliore e più efficace, accettando e assumendo il punto di vista delle fonti; c) di non dire proprio nulla o quasi, cioè di non produrre qualcos’altro oltre alle premesse già conosciute, producendo testi del tutto inutili.
Questi rischi nascono da un errato rapporto con le fonti. Come abbiamo visto, il punto non è dire qualcosa che non sia mai stato detto, né di ripetere fedelmente la versione tramandata. Il punto è dire qualcosa di rilevante nel nuovo contesto e per il nuovo destinatario.
Su quali criteri si basa la rilevanza e come definirla, sarà argomento fondamentale del mio corso, di cui darò altre anticipazioni su questo blog.
Per approfondire
Puoi trovare maggiori informazioni sul corso qui. Per ricevere il programma completo con i costi, puoi compilare questo modulo con i tuoi dati (che non cederò a terzi e utilizzerò solo per inviarti informazioni sul corso):
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